Covid e liquidità

I depositi sfiorano quota 1.700 miliardi. L’effetto pandemia, la deflazione e i tassi frenano gli investimenti.

Una tendenza che era già in atto e che è stata accelerata dal Covid-19. Stiamo parlando della propensione degli italiani ad aumentare la liquidità sui conti correnti. Le rilevazioni dell’Abi sui depositi bancari della clientela residente di settembre evidenziano un dato di 1.680 miliardi circa, in crescita di 120 miliardi rispetto a un anno prima e di quasi 200 miliardi sul settembre 2018.

La liquidità sta salendo per un aspetto psicologico, la gente non spende e non investe.

E se invece fosse proprio questo il momento migliore per investire?

La crisi covid-19

Non è la prima volta che assistiamo ad una crisi finanziarie è sicuramente la prima volta che vediamo una crisi di natura sanitaria. Nel 1918 la grande influenza spagnola aveva portato i mercati a scendere di oltre il 30%, in questi giorni la correzione dei mercati è addirittura superiore.

Durante la grande crisi finanziaria del 2008 (crisi dei subprime) l’entità della discesa è stata sicuramente importante, anche oggi ci troviamo in presenza di un mercato fortemente illiquido nel quale è importante mantenere una forte disciplina. È estremamente difficile vendere qualcosa se non con un grande sacrificio di prezzo, questo deve essere chiaro. Sarebbe come vendere la nostra casa domani mattina e pensare di realizzare un prezzo ragionevole rispetto al valore che la nostra casa effettivamente ha. Non è il momento di fare da soli e il momento di farsi assistere da professionisti.

Torniamo alla grande crisi finanziaria del 2008, in quell’anno c’è stato il blocco di un motore molto importante, il blocco del sistema bancario che aveva investito malamente e si è trovato senza più patrimonio. Sapevamo tutti che sarebbero serviti diversi anni per ricostituirlo è far ripartire l’economia mondiale.

Oggi ci troviamo in una situazione in cui la recessione sarà causata dal fatto che siamo costretti a rimanere in casa per un periodo di tempo affinché il virus rallenti il suo contagio. Il rimbalzo sarà oggettivamente diverso, più consistente. Sappiamo inoltre che per risolvere la crisi l’elemento più importante è la velocità con la quale le banche centrali e le autorità politiche risponderanno con strumenti di natura fiscale alla crisi, qui è stato fatto un grande lavoro basti pensare ai 700 miliardi della BCE a ai 700 e più miliardi schierati dalla Federal Reserve. Dal punto di vista delle manovre fiscali sono state ipotizzate delle grandi spese, la Germania metterà sul tavolo tantissimi soldi, gli Stati Uniti metteranno sul tavolo una manovra senza precedenti e lo stesso stanno facendo la Cina e tutti quei paesi contagiati.

Dobbiamo ipotizzare che avremo nel corso dei prossimi anni un percorso di tassi simili a quelli che abbiamo visto nel passato periodo vale a dire rendimenti pari a zero, sappiamo pertanto che i nostri portafogli per avere un minimo di rendimento dovranno avere per forza un contenuto maggiore di azionario. Questa potrebbe essere un’incredibile occasione per aumentare le posizioni azionarie.

Nessuno sa come andrà il futuro ma se prendiamo come esempio quello che sta succedendo in Cina possiamo essere ottimisti.

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Mercati e coronavirus

Corsa ai bund e lo spread vola

I titoli di Stato Tedeschi sono stati oggetto di un’ondata di acquisti: ad esempio i Bund tedeschi il cui rendimento è sceso ai minimi storici sotto la soglia di -0,80%. Questo crollo ha favorito il rialzo dello spread fino a un massimo di 230 punti perché andato di pari passo con forti vendite sui BTp. Scontando una dura recessione per effetto delle misure di quarantena il mercato ha venduto pesantemente i titoli italiani il cui rendimento è balzato fino a un massimo dell’1,4 per cento.