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Fed, il 2019 sarà l’anno delle colombe?

Fed, il 2019 sarà l’anno delle colombe?

NEW YORK – Potrebbe diventare l’anno delle colombe. Il 2019 vedrà gli equilibri ai vertici della Federal Reserve mutare, con l’ago della bilancia che appare pronto a spostarsi, per quanto di poco, a favore delle “colombe”, di coloro che cioè favoriscono atteggiamenti cauti su rialzi dei tassi di interesse e accomodanti sulla crescita economica. Questo, più delle ire di Donald Trump o di suoi faccia a faccia con il chairman Jerome Powell, potrebbe spingere la Fed a ridimensionare piani per ulteriori strette di politica monetaria davanti a un’economia che dia segni di frenata e fragilità. Al momento la Fed vede ancora due strette come possibili nel 2019.

Fintech & Insurtech, corrono gli investimenti a livello globale

Le prospettive per il prossimo quinquennio sono particolarmente rosee per il comparto del fintech e dell’insurtech. Solo nell’insurtech è prevista una crescita media annua dei ricavi del 16% da qui al 2023. Stanno scendendo in campo, accanto ai player tradizionali, sia le start-up sia colossi dell’innovazione che partono dalla forza guadagnata nel loro settore, come Amazon, Facebook e Google.

«Il digitale sta rivoluzionando l’ecosistema finanziario italiano, favorendo la nascita di attori innovativi, facendo emergere nuove esigenze della clientela e nuove forme di relazione tra utenti, imprese, istituti finanziari e assicurativi – afferma Marco Giorgino, responsabile scientifico dell’Osservatorio Fintech & Insurtech. Resta la fiducia negli attori tradizionali: la maggioranza degli italiani si rivolgerebbe a banche (65%) e operatori postali (56%) per affidare i propri risparmi, con tuttavia una differenza generazionale: nel caso dei giovani di età compresa tra 16 e 24 anni le preferenze sono il 53% e il 52% mentre il 67% e 59% nel caso degli over 55. Ma cresce il numero di coloro che hanno provato almeno un servizio Fintech o Insurtech e, soprattutto fra i più giovani, di coloro che si affidano anche ad altri attori oltre a banche e assicurazioni. L’ecosistema finanziario deve accelerare il processo di trasformazione digitale per non farsi trovare impreparato: è necessario approfittare delle opportunità offerte da nuove tecnologie come la blockchain o le piattaforme di Robo Advisor, per proporre nuovi servizi di valore. Banche e assicurazioni possono rispondere alle sfide della trasformazione digitale mettendo l’innovazione al centro delle strategie e puntando sulla costante collaborazione con altri attori».

E come si sta muovendo il mondo delle start-up? Il settore conta 1.210 start-up censite dall’Osservatorio nate dopo il 2013 e che hanno ricevuto almeno un milione di dollari di finanziamenti nel periodo 2016-2018, per un totale di 43,7 miliardi di dollari raccolti. Rispetto alla rilevazione del 2016, la crescita è notevole sia numericamente (+66%) che per investimenti generati (+70%). Gli Stati Uniti sono l’area che raccoglie più investimenti (13,9 miliardi di dollari), seguiti dalla Cina con 13,4 miliardi di finanziamenti, sede di quattro delle prime cinque start-up al mondo per finanziamenti ricevuti e con il tasso di crescita più elevato (+233%). Gli altri Paesi le cui start up hanno superato il miliardo di dollari di finanziamento sono Regno Unito, con 5,1 miliardi (+163% rispetto a quanto registrato due anni fa), Australia e India, con 1,2 miliardi ciascuna (rispettivamente +227% e +184%). L’Italia è lontana da queste realtà, ma in crescita: 8 start-up hanno superato la soglia del milione di dollari di finanziamenti ricevuti, per 44 milioni di dollari complessivi (contro i 20 del censimento precedente).

Com’è il primo tunnel sotterraneo inaugurato da Elon Musk

Elon Musk, famoso imprenditore e fondatore di Tesla, Space X e PayPal, ha una nuova azienda, si chiama Boring Company e nonostante sia nata da pochissimo tempo sta facendo già discutere. Boring Company si occupa di tunnel da percorrere con auto elettriche che servirebbero, secondo l’idea di Musk, a migliorare la viabilità delle zone urbane.
I tunnel di Boring Company hanno una particolarità: sono stretti, con un diametro molto inferiore (anche di due o tre volte) dei tunnel che siamo abituati a percorrere in auto come sottopassi e gallerie. La dimensione ridotta è il primo elemento di novità: serve a mantenere i costi di scavo bassi, e allo stesso scopo i tecnici della compagnia hanno lavorato molto all’implementazione di macchinari che costruiscono il tunnel mentre lo scavano: lo stesso macchinario che buca la roccia, in sostanza, monta i sostegni e le parti interne della piccola galleria. Questi macchinari, velocizzando le fasi di scavo, riducono uno dei costi che, da sempre, sono tra gli indici che pesano di più sul bilancio di chiunque esegua lavori di questo tipo, che siano enti pubblici o privati.
Alcuni analisti, a proposito dei macchinari di scavo innovativi e rapidi, hanno fatto notare che quest’idea di ottimizzare le fasi di scavo non è un’assoluta novità, in Europa macchinari simili sono già in funzione, anche se per soluzioni urbanistiche diverse.
Ma torniamo ai tunnel ideati dalla compagnia di Musk, a cosa serviranno? L’idea è quella di costruirne moltissimi a basso costo, in modo che connettano le aree urbane più trafficate e congestionate, così da liberarle dal traffico. Le uniche auto ammesse saranno quelle elettriche, e se inizialmente l’idea era di trasportare le auto facendole slittare a motore spento su due grossi pattini, ora la compagnia prevede che le auto potranno invece essere accese, ma con il pilota automatico in funzione.
In ogni tunnel passerà una sola auto per volta, in una specie di fila indiana e proprio qualche giorno fa, lo scorso 18 dicembre, in presenza dello stesso Musk, alcuni giornalisti hanno potuto percorrere il primo tunnel operativo. Tutto è successo a Hawthorne, un centro poco distante da Los Angeles, in California. Le auto che hanno fatto questo primo test aperto al pubblico erano Tesla, compagnia dello stesso Elon Musk, ma i tunnel di Boring Company saranno aperti a ogni veicolo elettrico, con tempi di percorrenza variabili. Il test è stato fatto lentamente, con una media di 70 chilometri orari, ma Musk ha specificato che si arriverà a poter percorrere i tunnel a 160 chilometri orari, più del doppio.

I giornalisti presenti hanno parlato di una percorrenza piuttosto turbolenta, dicendo di essere stati un po’ sballottati durante il percorso, e a questo l’azienda ha risposto specificando che la pavimentazione di quello specifico tunnel è stata preparata di fretta e con poca cura, ma che le successive saranno lisce e perfettamente confortevoli per i viaggiatori.
Il sistema di Musk e della sua Boring Company, insomma, non sembra ancora aver superato la versione beta, ma promette bene. Molti enti pubblici statunitensi, come la città di Chicago, hanno già stretto accordi con l’azienda per costruire tunnel che aiutino a rendere sotterranea parte della circolazione dei veicoli privati.

Ciò che convince dell’idea di Musk è la visione automatizzata del trasporto su gomma di cui i tunnel sono solamente un frammento. Tesla, la compagnia automobilistica famosa anche per lo sviluppo e il miglioramento delle auto a guida autonoma, è un altro dei pezzi del puzzle. L’idea nel suo complesso è quella di centri urbani in cui le auto elettriche sfrecciano sotterranee, automatizzate nella guida e nel trasporto, risbucando proprio nelle aree in cui sono dirette. Per ottenere una mobilità del genere serviranno moltissimi tunnel, costruiti su diversi livelli e messi in comunicazione tra loro, ma anche se ci sarà da aspettare sono in molti a dare credito all’idea.

Investire a lungo termine

Mobilità intelligente

La “mobilità intelligente”, smart mobility in inglese, comprende i concetti di catena cinematica intelligente (elettrificazione), tecnologia intelligente (guida autonoma) e uso intelligente dell’auto (car-sharing/car-hailing). L’urbanizzazione è il volano di questo tema, sostenuto inoltre da fattori quali la crescita e l’invecchiamento della popolazione e da aspetti di sicurezza, migliore efficienza del carburante e riduzione delle emissioni.

Nei prossimi dieci anni assisteremo a una crescita notevole della mobilità intelligente,che rivoluzionerà non solo l’industria dell’auto, ma anche il modo in cui usiamo le macchine.

L’elettrificazione, uno dei principali driver tecnologici della mobilità intelligente,sta guadagnando sempre maggiore accettazione tra governi e consumatori.

Non è chiaro se sarà il car-sharing a catalizzare la migrazione verso i veicoli elettrici(EV) o i veicoli a nuove energie (NEV), o se saranno invece tali veicoli a motivare la migrazione al car-sharing, ma di sicuro l’ascesa del car-sharing, e in particolare dei “robotaxi” se saranno adottati su vasta scala, potrebbe ridurre il periodo di pay back degli investimenti grazie a un utilizzo più diffuso. Questo rende il car-sharing un’opzione allettante per i consumatori e un’interessante opportunità commerciale per le aziende. Elettrificazione, guida autonoma e car-sharing potrebbero essere gli elementi che compongono il tema della mobilità intelligente.

L’urbanizzazione e la necessità di frequenti spostamenti causano la congestione delle infrastrutture esistenti. La tecnologia di guida autonoma contribuirà a ridurre la congestione e gli sprechi di tempo ed energia. In molte aree, le strade e i parcheggi sono sfruttati fino al limite. La mobilità continuerà a essere un’esigenza, ma l’attenzione si sposterà sull’uso dei veicoli, anziché sul loro possesso.

Il concetto di house sharing (per es. attraverso AirBnB) è già consolidato, mentre per le auto siamo ancora agli albori. In generale le automobili sono un bene sottoutilizzato, risultano infatti utilizzate mediamente, in ogni dato momento, per il 4% circa; questo conferma l’importanza del car-sharing (che non equivale a condividere l’auto per fare un viaggio).

L’invecchiamento della società sostiene il car-sharing e la guida autonoma

In una società che invecchia, la guida autonoma o automatizzata consentirà agli anziani di mantenere la propria mobilità, inoltre il potere d’acquisto più elevato di questa coorte demografica rappresenta un driver a lungo termine essenziale per lo sviluppo di questo trend. I concept di car-sharing offrono inoltre un accesso alla mobilità alla popolazione meno abbiente, in quanto consentono di pagare per l’uso della MaaS invece di sostenere anticipatamente il costo per l’acquisto di un’auto.

Un’adozione su vasta scala delle caratteristiche di guida autonoma, compresa l’intelligenza artificiale, potrebbe rendere l’esperienza di guida non solo più sicura,ma anche più rispettosa dell’ambiente, contribuendo inoltre a ridurre la frequenza e la gravità degli incidenti e il numero di decessi legati al traffico. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2016 in tutto il mondo oltre 1,3 milioni di persone sono morte in incidenti stradali, ovvero più di 3.000 al giorno, e 20-50 milioni di persone hanno riportato almeno un’inabilità temporanea. Poiché gli algoritmi oggettivi prevalgono sull’ego individuale, il flusso di traffico sarebbe più fluido, con una potenziale diminuzione degli ingorghi associata a una migliore efficienza del carburante in rapporto al chilometraggio.

L’elettrificazione delle auto è un trend in costante aumento. L’Agenzia internazionale dell’energia(AIE), prevede una quota di veicoli elettrici del 13% per il 2030 (v. report “Ourenergy future: How will electric vehicles affect global energy demand” – Il nostro futuro energetico: come incideranno i veicoli elettrici sulla domanda energetica mondiale, pubblicato il 24 settembre 2018). Questo significa che le emissioni diminuiranno a livello locale, anche se le emissioni di gas serra (CO2) continuano a dipendere dal modo in cui si produce l’elettricità.

I concept di car-sharing consentiranno inoltre una maggiore inclusione sociale, rendendo la mobilità disponibile per le persone che non hanno un veicolo proprio o non possono permettersi di acquistarlo. E poiché le strade e i parcheggi utilizzano fino al 15-20% dello spazio urbano, il car-sharing dovrebbe ridurre la congestione dovuta al traffico grazie al minor numero di veicoli in circolazione e di conseguenza al minore spazio richiesto per parcheggi e strade. Questo dovrebbe contribuire a rendere più verdi le città “smart”.

Cosa sono i megatrend?

I megatrend sono forze dirompenti in grado di trasformare l’economia, la società e il nostro modo di vivere.

Essi influiscono sulle decisioni di investimento: dalle imprese, i settori e i Paesi sui quali puntare, a come cercare le diverse opportunità.

Individuare il potenziale del cambiamento è parte essenziale del processo decisionale in ambito finanziario. La maggior parte di questi cambiamenti sono ciclici e di breve-medio termine. Tuttavia, occasionalmente, assistiamo a cambiamenti strutturali che hanno conseguenze irreversibili per il mondo in cui viviamo.

I 5 megatrend in atto:

Cambiamento climatico e scarsità delle risorse
Andamento demografico e cambiamenti sociali
Rivoluzione tecnologica
Rapida urbanizzazione
Cambiamento degli equilibri economici
Cambiamento climatico e scarsità delle risorse.

Perdita dei raccolti, inondazioni diffuse, habitat distrutti e carenza di energie.

IMPLICAZIONI

Addio alle auto così come le conosciamo. Si stima che entro il 2040, i veicoli elettrici rappresenteranno il 54% della vendita di nuovi veicoli e il 33% del totale parco auto.

Fonte: Farm journal AgTech – BBC News

Andamento demografico e cambiamenti sociali.

Mancanza di lavoro, richiesta di prestazioni sanitarie e domanda al consumo in evoluzione.

IMPLICAZIONI

Crescita dei servizi E-healthcare: Grazie all’utilizzo di sistemi medici “mobile” sarà possibile ridurre del 70% il numero di emergenze e del 40% le spese mediche

Spese sanitarie in crescita: Solo negli USA, da qui al 2040 la spesa sanitaria dovrebbe crescere ogni anno dell’8% del PIL, vale a dire circa 3.400 miliardi di dollari l’anno.

Soluzioni pensionistiche in primo piano: Secondo il World Economic Forum entro il 2050 il fabbisogno di risparmi in vista della pensione sarà 5 vole dimensione del PIL globale attuale.

Fonte: Deloitte

Rivoluzione tecnologica

 Le macchine impareranno più rapidamente rispetto agli esseri umani e i dati personali costituiranno un bene prezioso.

IMPLICAZIONI

Data security: Con un significativo aumento della connettività tra miliardi di dispositivi non sicuri. la sicurezza delle informazionidei dati sarà cruciale.

La crescita dei robot e AI: Amazon, con l’utilizzo della tecnologia “Click to ship”, ha ridotto il tempo di imballaggio e preparazione da 75 a 15 minuti.

Dispositivi sempre più connessi (IoT): Si stima che nel 2014 i dispositivi connessi tramite internet fossero 7 miliardi. Nel 2020 saranno 26 miliardi.

Fonte Gartner.

Rapida urbanizzazione

Nelle grandi città, spazio e alloggi diventeranno un serio problema.

IMPLICAZIONI

Nuove infrastrutture: La migrazione di massa comporterà la necessita di nuove infrastrutture.

Lo sviluppo delle “città intelligenti”: L’utilizzo di smat tecnology permetteròà, tra le altre cose, di incrementare la sicurezza del 30%-40% e ridurre il traffico di 20 minuti.

Superamento della proprietà dell’auto: entro il 2030 negli Stati Uniti la percentuale di auto di proprietà calerà dell’ 80%.

Cambiamento degli equilibri economici

La Cina diventerà la nuova superpotenza; la popolazione dell’Asia, in rapida crescita, sta ridisegnando il quadro demografico.

IMPLICAZIONI

Da Ovest a Est: Pechino prenderà il posto di Washington come centro nevralgico dell’attività politica e del commercio a livello globale.

Fonte McKinsey – WIPO

Eredità, come si rinuncia

Può capitare di voler rinunciare all’eredità o sostituire l’erede indicato: ma tutto o quasi resta vincolato al testamento

Rinunciare ai beni ereditati per poi effettuare una sostituzione dell’erede non è cosa semplice. Se si entra in possesso di beni a cui si vuole rinunciare, bisogna stilare un inventario dell’intera eredità entro tre mesi dall’apertura della successione (ovvero dalla morte della persona). Altrimenti la legge considererà come già accettata l’eredità e non si potrà più procedere alla sostituzione. Una situazione che può capitare a chiunque e può creare non poche difficoltà, visti i criteri molto rigidi della normativa vigente. Dopo la rinuncia, anche per la sostituzione il legislatore ha imposto dei paletti, viene lasciato poco spazio alla discrezionalità di ognuno. Diciamolo subito chiaramente: non si può in nessun modo fare modifiche a posteriori. Tutto viene stabilito prima dal defunto nel testamento, che può indicare un sostituto qualora i legittimari rinuncino alla loro quota di beni. Se non viene indicato nessuno, si procede per prossimità: immaginiamo un padre che lascia i suoi beni ai figli, se loro rinunciano l’immobile passa ai nipoti. Dunque, non è mai possibile decidere sostituzioni post mortem. Inoltre anche i patti successori stipulati quando una persona è ancora in vita sono validi solo fino a un certo punto: la legge dà sempre la precedenza a ciò che dice il testamento. Si è sempre liberi di cambiarlo e indicare qualcosa di diverso rispetto a ciò che si è stabilito con altri. Parafrasando un claim che ha spopolato a lungo, potremmo dire “un testamento è per sempre”.

Si ha dieci anni di tempo per richiedere la rinuncia, un tempo che si riduce a soli tre mesi se si è in possesso anche di uno solo dei beni ereditati. La rinuncia è un atto con cui l’erede dichiara di non volere l’eredità, ad esempio perché i debiti del defunto sono superiori ai crediti. In questo modo egli fa cessare gli effetti verificatisi nei suoi confronti a seguito dell’apertura della successione e rimane, pertanto, completamente estraneo alla stessa. La rinuncia all’eredità va fatta tramite una dichiarazione: essa è ricevuta da un notaio oppure dal cancelliere del Tribunale in cui si è aperta la successione. La dichiarazione deve essere inserita nel Registro delle successioni conservato nello stesso Tribunale. Non deve contenere condizioni, termini e limitazioni, altrimenti è ritenuta nulla.

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Cade un altro pilastro per Wall Street. Ora i bond a 6 mesi pagano più delle azioni

Cade un altro pilastro per Wall Street. Ora i bond a 6 mesi pagano più delle azioni

L’ultimo grande indice occidentale a mantenere un minimo di rialzo da inizio anno era il tecnologico Nasdaq. Ma il calo di ieri lo ha evaporato, portando – come era già accaduto nei giorni scorsi ai “fratelli” S&P 500 e Dow Jones – in rosso anche l’agglomerato delle società hi-tech. Rispetto ai picchi toccati nel corso dell’anno il ribasso di Wall Street inizia a farsi adesso consistente e prossimo al territorio che gli operatori definiscono “Bear market”. Il Nasdaq ha perso il 15% dal 29 agosto, il Dow Jones il 10% dal 3 ottobre e l’S&P 500 l’11,5% dal 20 settembre.